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Dall’incontro tra Gaia Bianchi e Andrea Zardin, nasce in via Maroncelli 14 BIANCHI ZARDIN CONTEMPORARY ART, una nuova galleria che assume un formato ibrido. Lo spazio espositivo ha inaugurato la propria programmazione con la personale di Brigitta Rossetti, Gli stivali di Peter Pan, visitabile fino al 4 aprile 2020.
Gianluca Gramolazzi: BIANCHI ZARDIN CONTEMPORARY ART nasce come punto di incontro tra le vostre attività passate. Quali e in che modo queste esperienze confluiscono nel nuovo progetto?
Gaia Bianchi: La mia esperienza estera nel settore educational ci permetterà di completare l’attività della galleria con appuntamenti connessi alle mostre e divisi per fasce d’età e preparazione artistica.
Andrea Zardin: Da sempre vivo il mondo delle gallerie e nel corso degli ultimi anni ho sviluppato un’affinità spontanea con i giovani artisti, proponendo loro progetti curatoriali di vario tipo. Continueremo a promuovere la cultura selezionando mostre interessanti e progetti che possano essere esportati nelle grandi capitali estere.
G.G.: La vostra galleria assume un formato ibrido, in cui da una parte c’è la ricerca e la promozione di giovani artiste/i a livello nazionale e internazionale, dall’altra l’apertura a un pubblico di appassionati e professionisti nell’ottica della creazione di momenti di incontro, confronto e approfondimento. Questo è un atteggiamento che già altre gallerie stanno attuando e mi sembra importante per l’avvicinamento di un pubblico più ampio all’arte contemporanea. In questo scenario, quali credete siano le possibili evoluzioni della galleria come spazio non più esclusivamente commerciale?
G.B e A.Z.: Alla base di ogni attività commerciale che funzioni ci deve essere una community di persone che la sostiene. Il forza reale di una galleria d’arte deriva dal valore in termini di crescita culturale che è in grado di portare alla propria community.
Ci auguriamo che la nostra galleria diventi un punto di riferimento ed un modello da copiare. Oltre a fare cultura desideriamo promuovere progetti in partnership con altri colleghi sia a livello nazionale che internazionale.
Come già spiegato da Gaia, ogni mostra avrà degli eventi correlati per poter vivere pienamente l’arte esposta. In particolare prevediamo uno studio visit, una cena in galleria, un laboratorio per bambini e ragazzi, un laboratorio per le aziende ed un incontro con altri professionisti del settore che possono essere curatori, storici o professori.
G.G.: In un mercato che vede aprire e chiudere molteplici gallerie e spazi d’arte nel giro di poco tempo, qual è il senso e la necessità di aprire una nuova galleria a Milano?
G.B. e A.Z.: In una Milano sempre più all’avanguardia e con un pubblico internazionale vogliamo contribuire alla crescita della nostra città.
Noi vediamo la galleria come un luogo di ricerca, scambio e crescita culturale: un spazio adibito all’incontro, dove differenti modi di pensare e diversi bagagli culturali portano a una più ampia
conoscenza. In quest’ottica, la galleria deve assumersi il compito di entrare nel profondo degli argomenti che decide di affrontare e di formare poi il pubblico che le gravita attorno.
Da qui la necessità di educare all’arte e al collezionismo: oggi sempre più di frequente si acquistano opere d’arte per il solo investimento, seguendo indicatori differenti dal valore artistico e culturale dell’opera acquistata e questo in molti casi porta il collezionista ad acquistare delle meteore passeggere.
È quindi necessario mettere a disposizione della città luoghi di scambio e crescita dove formarci e dove poter formare non solo chi già colleziona ma anche coloro che decidono di accostarsi per la prima volta all’arte e al collezionismo.
G.G.: Come avete già accennato, BIANCHI ZARDIN CONTEMPORARY ART vede come uno dei perni principali la collaborazione tra diversi attori e attrici della scena artistica. In questo caso la galleria diventa sia un centro di produzione dell’arte, che un attivatore della rete sociale. Qual'è secondo voi la forza e l’importanza di questa rete in un contemporaneo in cui, nonostante tutto, l’individuo rimane tale anche nella collettività?
G.B. e A.Z.: Il mondo dell’arte necessita di tutte le figure che lo animano, promuoveremo la connessione piuttosto che la competizione. Daremo valore ai singoli ma sempre in un’ottica di grande progetto composto da più elementi la cui unione produce cultura.
Solo con il confronto si può crescere veramente.
G.G.: Come primo progetto espositivo avete deciso di proporre Gli stivali di Peter Pan, mostra personale di Brigitta Rossetti. Come mai avete scelto questa artista per inaugurare la galleria?
G.B. e A.Z.: Brigitta è un’artista completa che esprime la sua creatività attraverso più media. Rappresenta in pieno lo stile della galleria che non vuole limitarsi nella sua ricerca artistica. Entrambi ci siamo ritrovati nella delicatezza e, allo stesso tempo, nella profondità delle sue opere. Calziamo “gli stivali di Peter Pan” per iniziare un viaggio che fa tesoro delle esperienze passate e ci trasporta verso il futuro.
G.G.: Quali saranno le prossime attività di Bianchi Zardin Contemporary Art?
G.B. e A.Z.: Stiamo valutando con attenzione a quali fiere partecipare e quali progetti presentare al pubblico mantenendo lo stesso input curatoriale. Prima del periodo estivo prevediamo due mostre: una collettiva e un’altro solo show supportato anche da una installazione esterna.