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      Emilia Faro
      “The Inner Castle”
      A cura di Domenico de Chirico


      Inaugurazione martedì 8 marzo 2022 dalle ore 15.00 alle ore 21.00
      9 marzo 2022 - 30 aprile 2022
      Prorogata fino al 21 maggio 2022


      "Non andare fuori, rientra in te stesso: nel profondo dell'uomo che risiede la verità.
      E se scoprirai mutevole la tua natura, trascendi anche te stesso.
      Tendi là dove si accende la stessa luce della ragione." 
      Sant'Agostino, De vera religione (La vera religione)

      Emilia Faro
      “The Inner Castle”
      A cura di Domenico de Chirico


      Inaugurazione martedì 8 marzo 2022 dalle ore 15.00 alle ore 21.00
      9 marzo 2022 - 30 aprile 2022
      Prorogata fino al 21 maggio 2022


      "Non andare fuori, rientra in te stesso: nel profondo dell'uomo che risiede la verità.
      E se scoprirai mutevole la tua natura, trascendi anche te stesso.
      Tendi là dove si accende la stessa luce della ragione." 
      Sant'Agostino, De vera religione (La vera religione)

      Secondo la famigerata esortazione latina nosce te ipsum - conosci te stesso - massima religiosa di origine greco-antica iscritta nel tempio di Apollo a Delfi, si esortano gli uomini al riconoscimento della propria condizione di esiguità umana, invitandoli a non sconfinare in ruoli che non gli appartengono e a riconsiderare i limiti della conoscenza umana ancor prima di procedere verso la via illuminante del sapere e della virtù; come asseriva Omero nell'Iliade, non siamo altro che  dei "miseri mortali che, come le foglie, ora fioriscono in pieno splendore, mangiando i frutti del campo, ora languiscono e muoiono". Tale processo cognitivo, per dirla successivamente con Sant'Agostino, non può che nascere inizialmente dalla sensazione, nella quale il corpo abulico e impotente, susseguita dal ruolo inconfutabile dell'anima, di colei che giudica le cose sulla base di criteri che vanno oltre quelli degli oggetti corporei, considerando che al di sopra della nostra mente c'è una somma Verità, più elevata del mondo sensibile, laddove le idee, restando immutate nel tempo, ci permettono di descrivere chiaramente la realtà di tutto ciò che può essere considerato contingente. Tale esegesi aspira oltremodo a vedere l'uomo inebriato da un'intensa luce, la più forte di tutte, irradiata per mano di Dio. E se ci troviamo sotto di essa, è perché siamo stati creati da essa. Ed è secondo tali precetti che nasce e si concretizza “The Inner Castle”, mostra personale dell'artista catanese Emilia Faro, dalle fattezze ambientali labirintiche e tribali, caratterizzata da silhouette che si stagliano esili e nitide vociferando dei quattro elementi che compongono la materia: fuoco, aria, acqua, terra. Il titolo della mostra, rivisitato, è tratto da quello del libro di Santa Teresa d'Avila, “Il castello interiore” scritto nel 1577: si tratta di un insegnamento spirituale offerto anzitutto alle carmelitane e poi a chiunque altro, religioso o laico, in cui Teresa d'Avila afferma che Dio dimora nel centro della nostra anima ed è possibile raggiungerlo solo mediante una vita di assoluta e devota orazione. Per questo, rifacendosi a una sua precedente visione, la santa utilizza l'allegoria dell'anima come un castello fatto di sette dimore. Il castello interiore simboleggia quindi un viaggio spirituale, il cui scopo è l'unione d'amore con Dio.
      Ed è così che Santa Teresa d'Avila inizia a delineare peculiarmente le caratteristiche immaginifiche del castello, riprese magistralmente da Emilia Faro: "e allora come sarà la stanza in cui si diletta un Re così potente, così saggio, così puro, così pieno di ricchezze?
      No, non vi è nulla che possa paragonarsi alla grande bellezza di un’anima e alla sua immensa capacità!". In “The Inner Castle” viene posto l'accento su come sia fondamentale la conoscenza del sé per cominciare tale percorso, oserei dire, mistico.
      Difatti, per Emilia Faro fare arte è sempre stato un modo di conoscere se stessa e di aprire le porte di certe stanze segrete, le più recondite, del castello in cui ella risiede.
      Peraltro, la pratica artistica che non può certamente sostituire la lirica oratoria, ha però in comune con essa la granitica dedizione e gode della possibilità di potersi distaccare momentaneamente dal mondo, pur sapendo che "dovete immaginare che questo Castello sia come quella particolare palma che ha il frutto fra successivi strati di foglie". La matrice che contraddistingue il percorso artistico umano e tattile, gentile e raffinato di Emilia Faro vanta una confluenza di accenni di momenti personali realmente vissuti che vertono su temi che spaziano dall'emancipazione alla libertà, passando per quelli legati alla condizione dell'uomo moderno e del suo rapporto con l'ambiente circostante, dall'essenza alla leggerezza, dall'Infinito alla Natura, costituita indistintamente da fauna e flora, che scorre cadenzata, sonora e dirompente come l'acqua che si insinua fluendo nella terra. Quest'ultima in particolare, seppur vulnerabile, si fa estatica, ci protegge e ci eleva fin su la vetta di questo antico castello. Per di più, Johann Wolfgang Goethe, visitando l'Italia tra il 1786 e il 1788, scrisse: “Qui, tra tanta varietà di piante che vedo per la prima volta, mi si fa sempre più chiara e viva l’ipotesi che in conclusione tutte le forme delle piante si possano far derivare da una pianta sola”. Si tratta della palma: pianta titanica, sacra e antica, sorgente di vita che per Faro, simbolo insostituibile in tutta la sua produzione artistica, rappresenta comparabilmente la forza e la bellezza, l'emisfero maschile e quello femminile, la linfa vitale adornata di dignità e di costanza. Inoltre e sin dai tempi delle antiche scritture, la palma assurge a simbolo di vittoria poiché pur essendo appesantita sovente da tutti i suoi preziosi frutti di dattero, anziché piegarsi su se stessa si erge, sempre più in alto, perpetua, tronfia e svettante.

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